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I diari del Coccodrillo
23.08.2022
Una notte a Rapid City

Luoghi inaspettati durante un lungo viaggio: Rapid City

Spesso durante un lungo viaggio ci ritroviamo in luoghi che non avremmo mai immaginato e che, siamo sinceri, magari non avevamo nemmeno mai sentito nominare. Ho fatto un viaggio del tutto inaspettato, nel senso che non lo avevo proprio programmato, tra il Nord Dakota e il Sud Dakota. Bene al termine di questo viaggio, durato circa un paio di settimane, mi sono ritrovato a Rapid City.

Cittadina a Sud Est del Sud Dakota, luogo ideale per andare a visitare il Monte Rushmore, il monumento a Crazy Horse, il Custer State Park e le spettacolari Black Hills. Ho avuto la fortuna di visitare tutte queste cose e ci sarà modo di raccontarvele. Oggi parliamo di una notte passata in compagnia di un fotografo americano: Byron; e due francesi: Dominique e Antony.

Io e Dominique siamo in viaggio dal Nord Dakota, mentre Byron ad Antony li abbiamo incontrati nella seconda parte del viaggio. Il gruppo è in realtà più numeroso ma siamo tutti distrutti, infreddoliti (è stato il maggio più freddo e nevoso degli ultimi settantamila anni) e l'idea di rimanere in hotel lo confesso era la mia prima opzione. 

Byron è del posto, conosce bene il paese e gli piace far festa. Propone a tutti di fare un po' di quella che TikTok chiama la baldoria ma, come dicevo, siamo praticamente tutti distrutti. Dominique e Antony accettano però l'invito senza troppe esitazioni. Non si è mai visto che il coccodrillo si tiri indietro di fronte ad una serata quindi: salgo in camera, butto la valigia, lo zaino, la tracolla da qualche parte ed esco. Il rischio di collassare sul letto è troppo alto, quindi non voglio nemmeno vederlo.

Byron, Dominique e Antony sono già lì ad aspettarmi. Poche parole, poche aspettative, il centro è a 15 minuti a piedi. Uber? Camminiamo.

Abbiamo avuto modo di dare un'occhiata alla città durante il giorno, non sembra un luogo così animato, ma Byron ci ha promesso una serata. Byron conosce tutti i locali di Rapid City e probabilmente del South Dakota. Byron mantiene sempre le promesse.

Il primo locale in cui andiamo è il Murphi's Pub, un irish pub che si trova lì dal 1933. Nonostante sia un pub irlandese lo spirito cowboy del South Dakota si respira ovunque, le birre sono tante ma Byron propone di prendere un old fashioned, il mio cocktail preferito. Byron è il compagno di viaggio ideale, quello che sembra conoscerti da quando andavi alle medie. Dominique e Tony prendono qualcosa alla frutta. Insieme ai drink ci servono anche una specialità della zona: cetrioli in pastella fritti. Non ho ancora capito se siano buoni o no, sicuramente vanno provati.

Qualche chiacchiera e domanda esistenziale, ad esempio perché il locale ha una vetrina con in vendita i cappellini col logo Murphi's a 40$ l'uno, e ci dirigiamo verso il prossimo locale. Byron ha un sorrisetto strano, quella classica espressione nel volto che dice "Hey ora vi porto io in un posto", insomma quelle cose di cui non sai se essere contento o aver paura. Entriamo quindi al Press Start.

Al primo impatto sembra un locale qualsiasi, diverse birre alla spina, un forno per la pizza, cetrioli fritti. Prendiamo una birra a testa e andiamo al piano di sotto. Appena scese le scale mi volto verso Dominique, ci guardiamo, sorridiamo e ci voltiamo di nuovo verso l'ingresso del paradiso del nerd anni '90. Il Press Start è una sala giochi, ma non una qualsiasi sala giochi! Qui ci sono non so quante decine di videogiochi, flipper (occhio che in inglese si chiama pinball) dai più vecchi a quelli più recenti. Insomma tutti quei videogiochi che ci hanno fatto compagnia durante l'infanzia, almeno parlo per me, bimbo sperduto nato negli anni '80. Cambiamo subito le banconote in quarti di dollaro e via, iniziamo a giocare a qualsiasi cosa, dai giochi di sparo, a quelli di sport. Scopriamo che Antony è un tiratore scelto, meglio non dargli una pistola vera.

Non so di preciso quanto tempo abbiamo passato al Press Start, ma Byron dice che è ora di cambiare locale e noi come boy scout seguiamo il nostro tour leader. Mentre camminiamo verso il prossimo locale sentiamo della musica dal vivo. Musica rock dal vivo. Ottima musica rock dal vivo. Senza dirci nulla entriamo in questo locale del quale assolutamente non ricordo il nome. Dentro suona una band di nativi americani. Non indossano abiti tradizionali, non suonano musica tradizionale. Quei ragazzi avranno vent'anni e fanno rock, probabilmente sono queste le esperienze autentiche che servono per far scoprire il presente di una popolazione abbandonata per troppo tempo agli stereotipi.

Si è fatto tardi, ma non abbastanza per andare a vedere l'ultimo luogo che ha in mente Byron. Ci dirigiamo verso l'Alex Johnson Rapid City, un hotel storico che risale agli anni '30, simbolo della città e il miglior rooftop della città. Antony e Dominique sono stravolti, io e Byron elettrizzati. Non potremmo andare a visitare il rooftop perché è riservato, ma lavorare nel turismo ogni tanto ha i suoi vantaggi, così dopo uno scambio di biglietti da visita ci danno la card per accedere al rooftop.

L'edificio è antico ma molto elegante, il rooftop moderno e con bracieri alimentati a bioetanolo. L'atmosfera è stupenda, ci sediamo attorno al fuoco per riscaldarci, fa davvero molto freddo per essere maggio. La città è piccola, dal rooftop puoi vederla tutta. Luci piccole, pallide che si perdono nel buio delle praterie. Non beviamo niente, vogliamo goderci questo attimo insieme, perché i buoni compagni di viaggio condividono sempre le emozioni, e davanti a un fuoco bruciano ancora meglio.

Ormai è tardi, torniamo al nostro hotel e ci salutiamo, il giorno dopo partiremo con orari diversi e ci incontreremo chissà quando e dove in giro per il mondo. 

L' hotel è l'Howard Johnson Downtown e non mi ero accorto che la stanza, oltre che essere enorme, ha una jacuzzi. Il giorno dopo mi sono svegliato alle 6 solo per usarla.

Qualche settimana più tardi ringrazierò per quella jacuzzi il proprietario dell'hotel davanti ad un Moscow mule in un locale di Orlando, Florida. Ma già lo sapete, questa è un'altra storia.


Paolo Aloe
The Wild Crocodile